Torino, Infermieri-operai: difendiamo la nostra professione
Per cento che abbassano la testa, per cento che, a torto o ragione accettano qualsiasi condizione, dieci, in uno scatto d’orgoglio e consapevoli del loro valore, decidono di“Denunciare” chi, approfittando di inesperienza, di deboli inclinazioni a far valere se stessi e diritti, o peggior cosa, approfittando della disperazione di chi non trova lavoro, propone contratti che hanno dell’assurdo, del paradossale.
Sono stati alcuni infermieri piemontesi a recarsi presso l’Ipasvi di Torino per portare alla ribalta e sotto la luce dei riflettori il sommerso, un sommerso che spaventa, che dilaga e si fa sempre più strada in un Paese che non ha più regole.
Non dovrebbe stupirci più niente, eppure sembra non ci sia fine al peggio; gli infermieri hanno portato l’Ipasvi torinese a conoscenza, dell’esistenza di una cooperativa sociale che, propone un contratto ai propri soci- lavoratori in cui gli infermieri hanno una doppia valenza: infermieri/addetti alle pulizie.
Di giorno infermiere, di notte addetto alle pulizie. Il contratto inquadra l’infermiere come operaio, e come tale deve attenersi ad un mansonario.
Durante il turno giornaliero, l’infermiere è chiamato ad “interpretare” se stesso, si occupa di “salute”, compie scelte sanitarie; nel turno notturno lo stesso, si trasforma in “addetto alle pulizie”, a questo viene ordinato, scopa e straccio alla mano, di tenere linde le stanze di degenza corredate di vari suppellettili, bagni, corridoi, ascensori compresi, a questo si aggiunge lo smistamento rifiuti.
Lo stipendio? Diversificato, un euro in più o in meno a seconda della parte che l’infermiere si trovi ad interpretare.
No, non è una farsa, non siamo a teatro, non è la pessima sceneggiatura di un pessimo film, è la realtà, è la giungla senza regole in cui bisogna imparare a sopravvivere senza farsi schiacciare.
Blocco del turnover e mancate assunzioni sono i responsabili di uno stato disoccupazionale senza precedenti, che ha spinto i nostri giovani laureati, nelle migliori delle ipotesi ad emigrare all’estero, e nella peggiore delle ipotesi ad accettare questi contratti beffardi ed umilianti.
Per cui, tornando alle prime parole di questo articolo, non ne faccio una questione di colpe se cento infermieri accettano condizioni umilianti pur di lavorare, le colpe, quelle vere, quelle senza giustificazioni alcuna, sono di chi dovrebbe essere preposto al controllo del mondo del lavoro e non lo fa, a chi ha deciso di renderci schiavi consapevoli.
Grazie a chi ha avuto il coraggio di denunciare, oggi siamo venuti a conoscenza di tali nefandezze, e la denuncia all’ Ipasvi di Torino ha sortito gli effetti sperati, grazie alla Vicepresidente, Barbara Chiapusso, il caso (insieme altri casi simili) è stato segnalato all’ispettorato del lavoro ed ai Nas, ai coordinatori dei Corsi di Laurea dell’Università ed alla sede dell’assessorato alla sanità, è stato chiesto un incontro ad Antonio Saitta.
L’obiettivo è quello di far nascere un Osservatorio delle professioni sanitarie, che vigili sui requisiti di idoneità delle strutture e dei contratti stipulati, e di potenziare le commissioni di vigilanza nelle Commissioni delle Asl.
Non è il primo caso e non sarà l’ultimo, e forse di moltiplicheranno anche se non si argina il fenomeno dell disoccupazione, fondamentale è il nostro coraggio, quello di denunciare, qualora ne siamo direttamente coinvolti o se solo ne veniamo a conoscenza.
Non possiamo e non dobbiamo avallare certe nefandezze, non dobbiamo girare la testa dall’altra parte; questa professione va difesa con le unghie e con i denti, a difesa nostra e delle nuove generazioni.
Fonte: R.it Torino