NurSind firma il contratto
A 24 anni dalla nascita di NurSind, firmiamo il nostro primo contatto nazionale di comparto. Non sarà il contratto che risolve la questione infermieristica ma è quello che ci dà più di altri grazie all’indennità di specificità guadagnata con le nostre lotte. Ora che abbiamo la penna dobbiamo iniziare a scrivere il nostro futuro negli accordi aziendali e storia non finisce qui”, lo afferma Andrea Bottega, segretario nazionale NurSind, a ridosso della firma definitiva al contratto collettivo nazionale comparto sanità 2019-2021.
Oggi, 2 novembre, riunitesi presso l’ARAN, le rappresentanze sindacali hanno posto la firma definitiva al CCNL, dopo un percorso lungo, travagliato e sofferto, durato più di un anno.
Commenta Bottega: “Quello di oggi rappresenta un passaggio storico importante. Siamo però soltanto all’inizio di un cammino tutto da costruire per una piena valorizzazione degli infermieri. È stato gettato un seme, ma bisognerà aspettare il raccolto. È un bene infatti che siano stati rivisti, ad esempio, l’ordinamento professionale e il sistema degli incarichi, oltre all’istituzione dell’area dell’elevata qualificazione. Ma perché si apra nei fatti un concreto percorso di carriera professionale per la categoria occorrono risorse che noi ci aspettiamo vengano stanziate nel prossimo Ccnl 2022-2024”.
“Abbiamo condotto una lunga battaglia sull’indennità di specificità – continua – e finalmente nell’accordo è stato rivisto tutto il sistema indennitario anche sul fronte del disagio in alcune situazioni lavorative come nei Pronto soccorso. Tuttavia, guardando alle risorse, il fatto che proprio l’indennità di specificità – parliamo di 870 euro lordi l’anno – rappresenti la metà degli incrementi del rinnovo significa che non c’è stata per il resto quella valorizzazione che il sindacato e i professionisti si aspettavano”.
Altro tasto dolente riguarda infine la firma stessa del Ccnl “che arriva a contratto scaduto da circa un anno. E, quindi, gli aumenti ottenuti sono lontanissimi dal compensare un’inflazione che viaggia intorno al 10%. Senza contare il gap persistente rispetto agli stipendi europei. Ragion per cui – conclude Bottega – il nostro impegno andrà avanti: continueremo a lavorare per rendere gli infermieri sempre più protagonisti del sistema sanitario nazionale di cui, già nei fatti e per ammissione di tutti, sono un asse portante”.